Nonnismo Militante

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Nell’orrenda società moderna si usa suddividere la vita di un individuo in 4 fasi principali; infanzia, adolescenza, età adulta, vecchiaia.
Ora, queste fasi hanno un qualcosa di inerente alla nostra biologia ed al cambiamento del nostro cervello nell’arco del tempo, o almeno in realtà è così, quando si sposta tutto sul piano societario la cosa cambia.Si assegnano numeri di inizio e fine di un percorso come se tutti avessero stessi scopi e stessa vita, si distribuiscono doveri e compiti a seconda della “maturità”, vengono impressi stereotipi e in alcuni casi si inventano di sana pianta fasi della vita inesistenti; vedasi la figura del teenager, una specie di adolescente che scimmiotta l’adulto e ripropone modelli di comportamento presi da televisioni e pubblicità, non a caso il “teenager” è un concetto nato e implementato proprio in america, una sorta di ragazzino alienato sottoposto ad un brainwashing costante che ti fa nascere un conflitto interiore tra l’odiarlo a morte ed il compatirlo per i propri atteggiamenti indotti.Questo mio discorrere dovrebbe aver fatto ben intendere quanto i comportamenti societari basati sulla propria età sono frutto della rappresentazione artistica di se stessa, e non di un reale rapporto dell’individuo con se stesso ed il suo cambiare nel tempo.Accade che in quest’orrenda società moderna si da un diverso grado di autorità a seconda del numero dei propri anni passati su questa terra. L’avanzare dell’età è come scalare una gerarchia, quasi senza neanche volerlo ci ritroveremo ad essere riconosciuti come in possesso di un qualche potere da chi ci circonda su chi ha meno anni e più considerazione da chi ne ha pari o ne ha di più. In tutto ciò il medio integrato aggiunge un gusto cinico nell’usare la propria età come un arma, una tremenda ed arrogante scusa per avere ragione su tutto ciò che lo mette in conflitto con i più giovani, conferma il suo dominio sulla discussione con argomenti come “sei solo un ragazzino”, “parla quando crescerai”, “non puoi ancora capire” e crea così un rapporto a senso unico dove per una disparità decisa in partenza lui si può permettere ogni mancanza di rispetto nei confronti del minore, ma viceversa suona come uno scandalo ed un’eresia.
Si chiama “Nonnismo” ed è l’atteggiamento arrogante e insopportabile degli adulti per sfogare le proprie frustrazioni sui minori, con la giustificazione che ciò serva a quest’ultimi come input verso l’integrazione del mondo che li aspetta quando avranno raggiunto la sua stessa età, in realtà il minore accumulerà tutta la violenza subdola che l’adulto ha sfogato su di lui e pretenderà di sfogarla a sua volta quando crescerà e si ritroverà più in alto nella gerarchia dell’età.
Quindi un circolo perpetuo, dove il carnefice si sfoga sulla vittima producendo un nuovo carnefice che si sfogherà su nuove vittime all’infinito… Così si perpetua la cultura autoritaria dell’adultismo; il controllo sociale degli adulti  sui minori e più fortemente sugli infanti, tramite la scuola, la famiglia ed ogni qualsiasi rapporto adulto/bambino.
Fondamento di  questa cultura è che l’adulto pretenda di ricollegare tutti i più giovani ad uno schema generale, spersonalizzandoli e non capendoli individualmente fino infondo (“eh voi giovani”, “voi alla vostra età”, “è normale ai tuoi anni”) così nascono i vari centri di indottrinamento sociale (asili, scuole, catechismo) che pretendono di impartire nozioni tutte uguali ad adolescenti ed infanti infondo a se tutti diversi, ma ciò è incomprensibile in una maniera quasi impossibile.
È questo che sfugge alle mentalità nonniste e alle istituzioni che portano avanti l’adultismo culturale; la varietà, variabilità, profondità e dinamicità del bambino o del ragazzo, nonostante chi è plagiato da questo mostro culturale pretenda ciecamente di essere l’esatto contrario; conoscitore per filo e per segno di ogni individualità più giovane, perché? Perché gli adulti sanno sempre  tutto e i giovani sono tutti uguali.
La grande  amarezza è notare che  atteggiamenti  figli di questa cultura sono vivi anche negli  ambienti che si propongono antagonisti di essa.
In una  maniera  settoriale, denigrare un migrante con frasi come “tornatene a casa  tua!” o “voi siete tutti ladri” appare inaccettabile e fortunatamente totalmente assente in ambiti libertari, ma sembra che mettere a tacere qualcuno in una discussione con frasi tipo “sei solo un ragazzino”, “ne riparliamo quando sarai più grande”, “non puoi capire, sei piccolo” sia cosa non troppo rara e pochissime volte contestata.
Questo perché in questa cultura ci siamo invischiati  tutti (compreso chi sta scrivendo ora), e tante volte prima di criticare ciò che c’è la fuori bisognerebbe guardare dentro se ed eliminare, almeno il più possibile, rimasugli di determinati prodotti societari (in questo caso adultismo e nonnismo) per avere  finalmente una visione di insieme della propria lotta ed un rapporto obiettivo con i nostri alleati in essa.